Etna, 12 gennaio 2003: l’alieno dello Chalet.
Il giornalista e conduttore radiofonico Stefano Famà sta realizzando un documentario sul dopo emergenza eruzione dell’Etna del 2002. Raggiunta quota 1500, intorno a mezzogiorno si avvicina con la telecamera ad uno chalet in legno evacuato a seguito delle scosse di terremoto. La struttura è chiusa, ma attraverso i vetri nota la sala ristorante devastata; è rimasta così dalla notte tra il 26 ed il 27 ottobre 2002; tutto è rimasto quasi come “sospeso nel tempo”. Non avendo illuminazione sufficiente per la ripresa video del locale, usa la macchina fotografica digitale con il flash, appoggiandola al vetro di una finestra. Ma neppure la foto ottenuta riesce bene in quanto il vetro riflette il flash verso l'obiettivo, riportando sul fotogramma un misto tra gli alberi che si trovano di spalle ed un’immagine molto buia della sala. Quel fotogramma, lo stesso giorno, viene analizzato al computer. In esso si nota una sfumatura chiara nella parte superiore dell'inquadratura, che ha le sembianze di un volto umanoide in sovrimpressione. Un dato importante che emerge dopo una prima
analisi, effettuata alla presenza di alcuni professionisti dell'immagine, è che viene confermata la presenza di un'entità estranea al contesto del fotogramma, anche se non visibile ad occhio nudo, ma solo attraverso i pixel di un apparato elettronico. Decidiamo di elaborare quell’immagine usando un software di computer grafica ed, in particolare, alcuni filtri di Photoshop (equalizzazione, esaltazione del contrasto, bianconero, filtro emboss) da cui otteniamo un volto chiaro e netto, con effetto tridimensionale, e "liberato" finalmente dagli elementi di disturbo del fotogramma, compresa la velatura che impediva di notare i particolari.
Di Salvatore Giusa