Virgillito: «Siamo tutti figli di un altro pianeta»

Lo sostiene convintamente il giornalista e scrittore di Ragalna nel libro “Il tempio perduto degli Anunnaki”, che l’autore ha presentato a Giarre nel corso di un’interessante conferenza organizzata dal Centro Ufologico Siciliano di Riposto. Un’avvincente e suggestiva indagine storico-mitologica da cui si evince che l’uomo non è nato sulla Terra, ma vi è stato “importato”

Noi esseri umani non siamo i “padroni di casa” del pianeta Terra in cui viviamo, ma semplicemente degli “ospiti”, in quanto “portati qui”, quarantamila anni fa, dal popolo di un altro e più avanzato pianeta. Tale suggestiva ipotesi è stata illustrata sabato scorso nella “Sala Romeo” del Palazzo delle Culture di Giarre da Angelo Virgillito, giornalista e scrittore siciliano di Ragalna (CT), i cui appassionati ed accurati studi storico-leggendari al riguardo sono confluiti nella pubblicazione “Il tempio perduto degli Anunnaki”, edita nel 2013 per i tipi del “Cerchio della Luna”. L’incontro con l’autore di questo “rivoluzionario” scritto è stato organizzato dal “Centro Ufologico Siciliano” (C.U.S.) di Riposto, fondato e guidato dal presidente Salvatore Giusa, ed ha registrato la partecipazione di numerosi studiosi ed appassionati di Ufologia provenienti da tutta la Sicilia Orientale.

“Gli Dei venuti dal Cielo” era il tema della conferenza, moderata da Gianpaolo Salmeri, nel corso della quale Virgillito ha sintetizzato i contenuti del suo libro, spiegando che la Terra era originariamente disabitata, ma ricca di giacimenti auriferi, che facevano gola agli evolutissimi Anunnaki, abitanti di un altro pianeta dell’Universo. Quattrocentocinquantamila anni fa, dunque, il Dio-Imperatore degli Anunnaki ordinò che cinquanta esploratori e ricercatori minerari venissero inviati sul nostro pianeta (ed, in particolare, nell’area corrispondente all’odierna Africa Meridionale) per estrarne il preziosissimo metallo.Ma dopo duecentocinquantamila anni di duro lavoro, gli Anunnaki incrociarono le braccia, dando vita al primo “sciopero” della storia: si rifiutarono, infatti, di proseguire nella missione sulla Terra, vuoi perché considerata umiliante per tecnici ed esperti del loro rango, vuoi perché, rispetto al loro pianeta, la nostra atmosfera era più pesante ed il nostro giorno durava appena dodici ore, mentre da loro l’equivalente di diciassette giorni. I loro governanti si prodigarono, dunque, per rimpiazzarli con dei “cloni”, geneticamente creati innestando il Dna degli Anunnaki in quello dell’Homo Erectus. Nacque, così, la razza umana, di cui la “Confederazione Galattica”, ossia una sorta di “Onu dell’Universo”, autorizzò la preservazione, consentendo agli Anunnaki di inserire in essa anche il gene della procreazione onde potersi moltiplicare autonomamente.

Sta di fatto che tali primordiali esseri umani si mostravano dediti solo ai semplici lavori manuali nell’ambito della pastorizia e dell’agricoltura. Pertanto, per farli progredire intellettualmente, alcuni esemplari vennero trasferiti su di un altro pianeta, dove si curò la loro “evoluzione”, per poi farli rientrare sulla Terra, dove acquisirono la denominazione di “Sumeri”.

Questi ultimi si rivelarono degli individui troppo “perfetti”, al punto che gli Anunnaki, resisi conto di aver creato dei “super uomini”, ritennero opportuno apportare un’ulteriore manipolazione genetica per distribuirne più equamente le doti in tre razze diverse. Ai Sumeri aggiunsero, quindi, gli Egizi ed i Maya. Ai primi venne instillata la predisposizione alla legislazione ed all’organizzazione sociale, agli Egizi quella per le attività edilizie ed ai Maya quella alla spiritualità. Ecco, dunque, spiegata la straordinaria superiorità intellettuale di queste tre antichissime e misteriose civiltà, con le quali l’uomo contemporaneo non riesce a tutt’oggi a competere (ne è un esempio l’ancora umanamente inconcepibile sistema con cui gli egizi costruirono le piramidi).

Sta di fatto che gli Anunnaki, dopo aver fatto la spola con le loro astronavi per centinaia di migliaia di anni tra il loro pianeta e la nostra Terra, abbandonarono definitivamente quest’ultima tra il 400 ed il 200 avanti Cristo.

Questo, in estrema sintesi, l’affascinante “racconto” offerto dalle pagine de “Il tempio perduto degli Anunnaki” di Angelo Virgillito il quale, durante la recente conferenza giarrese, ha anche sottolineato che «lo studio da me intrapreso non nega l’esistenza di un Dio creatore di tutto l’Universo; in diversi episodi (tra cui quello del Diluvio Universale) narrati nella Bibbia si riscontrano, anzi, parecchie analogie con quanto accaduto durante la lunghissima epopea degli Anunnaki sul nostro pianeta».

Il giornalista ricercatore ha, infine, accennato alla genesi di questa sua opera, ispirata proprio dalla nostra terra di Sicilia. «Avevo cominciato ad occuparmi delle famose leggende della Valle del fiume Simeto – ha rivelato Virgillito – e fu inevitabile che m’imbattessi nel mito del Dio Adranos, vissuto alle pendici del monte Etna, il quale era anch’egli appartenente agli Anunnaki. Questi ultimi, infatti, giunsero pure in Sicilia in quanto, nella Valle del Simeto, c’era una sorgente d’acqua straordinariamente ricca di ferro. Da qui le leggende popolari secondo le quali agli ominidi presenti sull’isola veniva negato l’accesso ai misteriosi “laboratori” in cui Adranos e gli Anunnaki analizzavano ed estraevano queste acque portentose. Ho, quindi, deciso di trasferire la mia ricerca da un ambito localistico ad uno più universale. E’ così venuta fuori questa mia indagine che, al di là degli aspetti mitologici, ritengo possa risultare credibile anche alle menti più raziocinanti: basti pensare che è scientificamente impossibile che un essere vivente abbastanza complesso come l’uomo potesse generarsi in un mondo ancora troppo “giovane” per garantire quel tipo di forma vitale. L’uomo, dunque, non è nato sulla Terra, ma è arrivato qui da un’altra dimensione».

Morale della favola: siamo tutti “extraterrestri”, anche se abitiamo… sulla Terra.




FOTO: Angelo Virgillito,  nelle altre immagini, l’autore insieme al moderatore Gianpaolo Salmeri ed al presidente del C.U.S., Salvatore Giusa

Di Rodolfo Amodeo

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