Il mistero degli incendi paranormali di Caronia. Che forse erano normali. Ma molto costosi


Canneto, frazione del comune di Caronia, nel messinese, conta 180 abitanti. È un luogo noto a pochi, almeno fino all’inizio del 2004, quando diventa il centro di teorie complottiste di cui parleranno in mezzo mondo. Succede quando si verificano incendi strani, definiti di “autocombustione”. Si bruciano parti elettriche, cavi di illuminazione, suppellettili, materassi, elettrodomestici. Tutto, apparentemente, senza una ragione. Parti metalliche prendono fuoco all’improvviso. Siccome non viene data subito una spiegazione, si comincia a parlare di eventi paranormali. Qualcuno azzarda l’ipotesi poltergeist. Quindi il demonio, infine, addirittura, la presenza di alieni. Alcuni abitanti lasciano le proprie case: è il più misterioso caso di X files in Italia. Nel piccolo borgo che si affaccia sul Tirreno, arrivano giornali e tv, italiani e stranieri. Le prime ipotesi su un guasto alla centrale e di elettromagnetismo proveniente dal mare non trovano conferma. Tanto che, passato un anno, viene istituito il Gruppo Interistituzionale per l’Osservazione dei Fenomeni con ordinanza emergenziale della Protezione civile n.

3428: prevede la collaborazione tra Stato Italiano e Regione Siciliana anche per lo stanziamento di fondi utili a studiare il caso. Il presidente, Francesco Mantegna Venerando, scriverà, in un lungo servizio per il periodico della Regione Sicilia, tutte le precauzioni prese per il caso. Riferisce ciò che è stato testimoniato: variazioni nelle bussole, malfunzionamenti dei telecomandi delle auto. Sembra che un’antenna satellitare incorporata nel lunotto di una vettura abbia raggiunto una temperatura così elevata da produrre la perforazione del vetro. E ci sarebbbero state combustioni avvenute senza elettricità. Racconta così dell’impegno coordinato e profuso da docenti universitari, studiosi, specialisti del Ministero, Marina, Aeronautica, Arpa, Enel e diversi altri. La Protezione civile dispone il rifacimento integrale degli impianti elettrici e delle messe a terra. Vengono attivate campagne di telefotorilevamento aereo e di misure dei parametri fisici, geofisici e geochimici. Parte una campagna oceanografica con rilevamenti magnetometrici. Un’altra campagna, l’ennesima, si occupa del monitoraggio dello spettro radioelettrico. E ancora mappature, monitoraggio dei campi elettromagnetici, rilevamenti all’infrarosso su terraferma e piattaforma aerea con supporto di mezzi aerei e specialisti della Marina. Cos’è accaduto a Caronia? Non lo sa nessuno. Forse.Anno 2007. L’Espresso riporta le ipotesi della task force della presidenza del Consiglio: secondo quanto risulta al settimanale, a Canneto di Caronia potrebbero esserci armi segrete militari o, nientemeno, esperimenti alieni. È arrivato anche un tecnico dalla Nasa. Si parla della presenza di fasci di microonde a “ultra high frequency” compresi nella banda tra 300 megahertz e alcuni gigahertz. Cosa significhi, non si sa bene, ma mette timore. Però, a giugno del 2008, l’Ansa batte la notizia: la Procura di Mistretta che indagava sul caso ha archiviato l’inchiesta. Dietro gli incendi ci sarebbe infatti semplicemente la “mano umana”. Certo, se così fosse, non si potrebbe che restare perplessi: perché se tutto ciò è doloso, uno si aspetta che proprio per questo l’indagine abbia un seguito. E che si trovi il responsabile. Specie per via del fatto che una quarantina di persone è stata danneggiata. Presto infatti arriva da parte loro un nuovo esposto in Procura, dato che sono state rimosse le apparecchiature di telesorveglianza e monitoraggio. Nel 2009 e nel 2010 due ufo vengono avvistati sui cieli del messinese. Ma a quest’ipotesi non crede più nessuno.

Anno 2012. Gli abitanti riferiscono di un presunto aumento di malattie, dieci su trenta, percentuale che però non allarma le autorità, ritenute evidentemente nella norma. E il portavoce dei caroniesi colpiti dai misteriosi fenomeni, Nino Pezzino, si dice convinto «che hanno provato un’arma sopra le nostre teste. Questo fatale esperimento di tipo militare, prima ha attaccato gli impianti elettrici, dopo l’interno delle case, quindi le automobili e i sistemi satellitari, mandando infine in tilt gli impianti idrici. Qualche tempo dopo, infatti, ci siamo accorti che anche i tubi dell’acqua presentavano dei fori. Era come se fossero stati bucati da un laser».

Certo, la cosa inquieta non poco. Eppure qualcosa non torna. Il Cicap, Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale, aveva infatti sguinzagliato i propri migliori segugi giusto all’inizio della vicenda: Marco Morocutti era entrato in possesso di alcuni materiali prelevati sul posto da un tecnico Telecom chiamato a intervenire il 7 febbraio 2004, il giorno successivo al primo lancio della “bomba” mediatica su Canneto. Morocutti ha quei pezzi, ma ha anche altro. I risultati? I reperti sono: cavi di alimentazione, scatole di derivazione, contatori Enel, divani, morsetto di giunzione di cavi elettrici, prese a muro e spine telefoniche. E tutti hanno una sola caratteristica comune: sono bruciati all’esterno e perfettamente integri all’interno. La prova lampante che a Canneto di Caronia non ci fu in quei giorni nessun episodio di “autocombustione”. Ora, naturalmente, dato che la Procura è giunta alle medesime conclusioni del Cicap, e cioè l’origine dolosa degli eventi, la domanda è ovvia: se questi reperti erano disponibili fin dal 7 febbraio del 2004, che bisogno c’era di mettere in piedi un équipe formata da scienziati, studiosi, esperti dell’esercito, di fare campagne in mare e in cielo con l’uso di navi ed aerei? Resta un mistero. Un mistero che però, col paranormale, non ha nulla a che fare.

Estate 2014. Divampano nuovi roghi nelle abitazioni. Una delle case colpite è quella di Nino Pezzino, il portavoce dei caroniesi convinto che fosse stata provata un’arma sopra le loro teste. Racconta ai cronisti come le fiamme siano partite da un armadio ed abbiano raggiunto la camera da letto, ferendo lui e suo figlio Giuseppe alle braccia. Negli stessi giorni, siamo a luglio, un asciugacapelli avrebbe preso fuoco senza essere stato inserito nella presa della corrente.

Arriva l’Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, che installa una centralina per iniziare un monitoraggio.

Una nuova ipotesi prende corpo tra gli abitanti: al largo della costa tirrenica ci sarebbe una base sottomarina statunitense, militare, dove si effettuerebbero esperimenti militari atomici.

Il problema è: quanti sono davvero gli episodi strani? Quanta suggestione c’è tra gli abitanti?

Ottobre 2014. La Procura pensa di aver trovato il bandolo della matassa. E indaga Giuseppe Pezzino, 25 anni, il figlio di Nino, il portavoce dei caroniesi rimasto ferito negli incidenti di luglio. Secondo le accuse in quell’occasione avrebbe appiccato lui le fiamme per ottenere un risarcimento. Tutto qui. Forse. Il sindaco Calogero Beringheli è molto, ma molto scettico: «Sono convinto – racconta ai cronisti – che Pezzino dimostrerà la sua estraneità ai fatti, comunque io stesso, insieme a rappresentanti di forze dell’ordine e giornalisti di tv nazionali, ho visto oggetti prendere fuoco dal nulla. A breve ci sarà un tavolo tecnico a Roma e spero che si vada avanti per studiare questi fenomeni che si ripetono da diversi anni e non sono imputabili a un piromane».

Già, quand’anche si accertasse la responsabilità di Pezzino per gli episodi di luglio, restano da spiegare gli incendi del 2004. Certamente non potranno mai sospettare di lui, che all’epoca aveva quindici anni. E poi allora la Procura archiviò il caso per le medesime scoperte fatte dal Cicap: nessuna autocombustione.

Ovviamente, per chi vuole, la teoria della cospirazione resta aperta: alieni, militari, fantasmi.

Ma il mistero più affascinante, per chi guarda ai dati, è un altro: quanti soldi pubblici fino ad oggi sono stati spesi in monitoraggi, équipe, navi, aerei e interventi della più ampia varietà di esperti?
 

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